venerdì, Novembre 22, 2024

Geografia e letteratura, tra reale e immaginario

C’è chi ha un planisfero appeso in salotto, chi le mappe le usa solo in macchina o chi si fa suggerire la strada dalla voce meccanica di un navigatore. E poi ci sono mappamondi, gli atlanti e le cartine: la cartografia è il modo più rapido per comprendere le caratteristiche di uno spazio e di rendere più concreto un luogo, seppur lontano.
Ma cosa succede quando alla competenza razionale dietro alla rappresentazione di un contesto si affiancano le infinite possibilità dell’immaginario letterario?
Fra le pagine di un libro molto spesso si legge di luoghi reali dove accadono storie immaginarie. A volte in questi luoghi molte persone vi transitano tutti i giorni senza pensare che le città, i palazzi o le strade sono servite da sfondo per grandi libri. Certo immaginare è sempre meglio della deludente realtà, però pensare che noti scrittori un tempo si siano serviti di questi luoghi è abbastanza affascinante e ricalcare le loro orme lo è ancora di più.

La presenza di geografia nella letteratura non è certo un fenomeno recente, né di poco conto. Basta accennare a tutte le notazioni di tipo geografico nelle opere letterarie, anche poetiche, di cui la Divina Commedia rappresenta un esempio straordinario, ma che esistono già nell’Odissea, oppure al filone vastissimo della letteratura di viaggio, senza parlare dell’importanza delle descrizioni paesaggistiche nel romanzo.

Se scaviamo tra i grandi classici della letteratura ci rendiamo subito conto del ruolo che determinate geografie hanno ricoperto nella suggestione dell’immaginario collettivo.
Le isole ad esempio: quella di Robinson Crusoe, o quella del tesoro di Stevenson, che proprio dalla mappa del figliastro – modificata di suo pugno – trasse ispirazione. Per non parlare dell’Isola che non c’è, la Neverland di Peter Pan, tale da comparire anche nella mappa di Kensington Garden, affianco alla vera e propria cartina del parco.
Significativi esempi di mondi reali e immaginari, geografici o letterari aiutano a raccontare la complessità e dinamicità del mondo, a presentare alcuni territori nella loro concretezza e, nel contempo, a sottolineare il “carico” d’immaginazione, sogno, simboli, emotività e spiritualità che certi luoghi e determinati paesaggi sanno dare agli esseri umani.
I mulini a vento di Consuegra allineati sulla collina Calderico furono, per esempio, di ispirazione a Miguel de Cervantes per il suo Don Chisciotte. Dodici costruzioni in fila nella strada serpeggiante, anche un poco inquietanti, che un uomo intriso di letture cavalleresche poteva scambiare per “[…] trenta e più smisurati giganti, con i quali ho intenzione di azzuffarmi e di ucciderli tutti, così con le loro spoglie cominceremo a arricchirci, che questa è buona guerra, ed è fare un servizio a Dio togliere questa mala semenza dalla faccia della terra. – Che giganti? – disse Sancio Panza. – Quelli che vedi là – rispose il suo padrone – dalle smisurate braccia; e ce n’è alcuni che arrivano ad averle lunghe due leghe.”
Fortunatamente i mulini, a dispetto del valoroso cavaliere, sono ancora al loro posto.

La letteratura, in tutti i suoi generi e manifestazioni, ci aiuta quindi a capire il senso del luogo, in altre parole la base territoriale della soggettività umana, coesione d’oggettività spaziale e soggettività percettiva.
Il celebre racconto di viaggio di Goethe in Italia diventa una sorta di catarsi per l’autore tedesco che parte alla scoperta del “Bel Paese” restandone profondamente affascinato ed influenzato: il viaggio attraverso il nostro Paese diventa infatti un’esperienza non solo oggettiva di fruizione dei paesaggi antropici e fisici, ma si rivela un luogo di rigenerazione personale profonda.
La capacità di evocare un luogo, di esaltarne gli aspetti incantevoli e pittoreschi, di renderlo affascinante e quindi desiderabile, è molto presente nella letteratura romantica, com’è il caso della Scozia dei romanzi di Walter Scott.

Inoltre nelle opere letterarie si possono trovare vincoli e radici culturali che legano una determinata società al proprio territorio. Il paesaggio toscano per esempio presenta un forte carattere identitario collettivo, per tutti gli Italiani, di cultura media, qualsiasi sia l’origine regionale per la forza evocativa della grande letteratura, da Dante a Carducci, studiata a scuola.
Il romanzo spesso permette di scoprire o comprendere meglio la varietà dei luoghi, dei paesaggi, degli ambienti e delle regioni: Donnafugata è un nome di fantasia che Giuseppe Tomasi di Lampedusa usò per descrivere i possedimenti di campagna del Principe di Salina nel romanzo Il Gattopardo: “[…] Donnafugata con il suo palazzo barocco, meta di cocchi scarlatti, di cocchi, verdini, di cocchi dorati, carichi a quanto sembrava di femmine di bottiglie e di violini” ma in realtà secondo una lettera che Giuseppe Tomasi scrisse al Barone Enrico Merlo di Tagliavia “Donnafugata come paese è Palma; come palazzo è Santa Margherita” oppure le cascate di Reichenbach in Svizzera diventano famose per l’incontro più importante fra Sherlock Holmes e Moriarty dove, scrive lo scrittore Conan Doyle “[…] lo spettacolo era straordinario e terribile. Il torrente, gonfiato dallo scioglimento delle nevi, si tuffa in un abisso spaventoso dal quale la spuma si alza come il fumo da una casa che brucia”. Le cascate fecero talmente tanta impressione allo scrittore quando le visitò, che si convinse che quello fosse l’unico modo per liberarsi del suo ingombrante eroe… cosa che però probabilmente non piacque molto ai suoi fan!
Il laghetto di Central Park a New York non ha certo bisogno di presentazioni ma è importante per capire il mistero delle sue anatre e dove si rifugiano in inverno nel romanzo Il giovane Holden di Salinger, “[…] mi domandavo, e se era gelato, dove andavano le anitre? Chi sa dove andavano le anitre quando il laghetto era tutto gelato e col ghiaccio sopra. Chi sa se qualcuno andava a prenderle con un camion per portarle allo zoo o vattelappesca dove. O se volavano via”… e ad oggi il “mistero” ancora rimane tale.

I fatti non sono i soli oggetti della conoscenza: lo sono pure le emozioni, i sentimenti, i sensi e le immagini. I luoghi nei quali noi viviamo, i luoghi che noi visitiamo, i luoghi che noi percorriamo, i mondi che noi leggiamo o che vediamo rappresentati, i campi dell’immaginazione e della fantasia, tutto ciò contribuisce a formare le nostre immagini sull’uomo e la natura.

Buona lettura!

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