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(questa parte è a cura di Marco Emanuele)
VELOCITA’ E “NUOVE” CREATIVITA’
Il tempo che viviamo è percorso da velocità e “nuove” creatività. Youtube, come capita a molte delle innovazioni che ci sembrano insuperabili perché – in un dato momento – raggiungono una frontiera mai raggiunta prima, invecchia. Gli esperti dicono che ora è Twitch la possibilità offerta agli “streamer” di rendere virali prodotti d’intrattenimento partecipati. Questa parte dell’articolo è a cura di un cinquantenne che, molto curioso, s’interroga su ciò che l’infosfera ci mette a disposizione, sulla nostra responsabilità nell’utilizzo, sulle opportunità e sui rischi. Certo la pandemia ha dato una spinta decisiva a molte novità in rete. Tutti noi, e i giovani in particolare, abbiamo bisogno di ritrovare forme di comunicazione che ci facciano vincere l’isolamento forzato nel quale, nostro malgrado, siamo immersi.
ECONOMIA E LAVORO
Le innovazioni, anche grazie al pensiero di una generazione che lavora molto sul proprio ruolo nell’infosfera, diventano spesso occasione per lavori non ancora conosciuti e, dunque, sono anche un fatto economico. Tutto questo è positivo e si muove all’interno di una metamorfosi mai vista prima in termini di velocità e di radicalità. I giovani di oggi, la cosiddetta Generazione Z, vivono continue spinte in avanti. Forse anche noi, cinquantenni di oggi, avevamo le stesse tensioni da ventenni. Ciò che fa la differenza, senza voler generalizzare, è che oggi andrebbe recuperato il senso della tradizione. Possiamo “diventare” senza sapere chi siamo stati ? La tradizione non può essere materia da museo. Ciò che è certo è che Twitch è solo un esempio di una economia e di un capitalismo che si trasforma e di un mercato del lavoro che, non avendo più le tutele di un tempo, deve continuamente ripensarsi, senza sosta.
SOCIALITA’
Molti intellettuali, filosofi e non solo, riflettono sulla nostra socialità durante e dopo la pandemia. Dovremmo “svecchiare” il ragionamento e, pur continuando a porre al centro l’importanza delle relazioni umane, non possiamo non considerare che l’infosfera ci mette di fronte a una socialità che sembra lasciare da parte antichi paradigmi in buona parte consumati. Se dobbiamo continuare a lavorare sul tema estremamente reale delle disuguaglianze, anche nell’accesso all’infosfera, il vero tema non è quando ritorneremo a baciarci ma quale socialità ci troviamo e ci troveremo a vivere grazie e dentro all’infosfera. È necessario, e lo scrivo da “ex” giovane, immaginare mediazioni in grado di affrontare e di risolvere i problemi che la pandemia (che è solo l’ultima delle crisi, come ha rilevato il filosofo Massimo Cacciari nell’intervista concessa a The Science of Where magazine) ha provocato. Tali mediazioni, naturalmente, vanno alimentate dalle possibilità progettuali offerte dall’infosfera e, più in generale, dalle nuove tecnologie.
ACCOGLIAMO LA COMPLESSITA’
Tradizione & innovazione lavorano insieme. Abbiamo bisogno di un approccio complesso e transdisciplinare – pensiero nel futuro già presente – che integri e non separi, che ci renda finalmente consapevoli dei limiti del pensiero lineare nell’attuale realtà. Ormai abbiamo capito che non esiste una realtà vera e una realtà virtuale ma che c’è una unica dimensione di realtà nella quale vivono dinamiche profondamente interconnesse. Non mi permetto di dare consigli ai giovani: preferisco lasciare la parola al giovane co-autore di questo testo.
(questa parte è a cura di Antonio Mone)
Prima ancora di iniziare a parlare dell’argomento in questione voglio ringraziare il mio co-autore per la possibilità di partecipare alla stesura di questo testo.
ESPONENZIALE E NON LINEARE
La realtà nella quale siamo immersi oggi evolve velocemente, di pari passo col progresso tecnologico. Pensando alla legge dei ritorni acceleranti di Raymond Kurzweil, legge secondo la quale il tasso del progresso tecnologico non è una funzione lineare ma esponenziale, è chiaro che la nostra realtà è destinata ad essere sempre più soggetta a rapidi cambiamenti di rotta dettati dalle nuove possibilità che ogni giorno diventano alla nostra portata. È anche chiaro che questo continuo progresso porta le sue conseguenze in molti aspetti delle nostre vite.
LA PANDEMIA ACCELERA I PROCESSI
La pandemia ha messo in risalto e ha potenziato una transizione che va avanti già da anni. Il concetto stesso di “youtuber” come mestiere risale a più di 5 anni fa e già il fatto che questo lasso di tempo relativamente breve sembri invece abbastanza grande per chi, come me, ha vissuto gli anni di formazione assistendo alla nascita e allo sviluppo di piattaforme (e tecnologie) simili ci comunica molto. Ci comunica come la stessa concezione temporale stia cambiando. Cambiano le tecnologie e l’idea del tempo ma anche la nostra stessa società umana, a livello di dinamiche socioeconomiche e a livello di percezione personale. Con la pandemia abbiamo assistito ad un’esplosione dei servizi di streaming (e non solo) ma la cosa non dovrebbe sorprenderci particolarmente: la maggior parte dei servizi in questione esistevano da tempo e, nell’ultimo decennio, la loro crescita non si è mai fermata. Basti pensare che Netflix, ormai colosso dell’intrattenimento e dell’industria cinematografica, ha visto la luce nel 1997. Certo, con le nuove tecnologie si apre un mondo di possibilità alla portata di chiunque voglia coglierlo ma, rispondendo a ciò ha scritto il mio co-autore, non possiamo “diventare” senza sapere chi siamo stati.
CUSTODIAMO STORIA E TRADIZIONE
La storia e la tradizione ci insegnano a reagire, a comprendere i nostri errori e, in una fase di transizione in un’era in cui la tecnologia permeerà sempre di più le nostre vite, essere in grado di evitare gli errori è di fondamentale importanza. Al pari delle possibilità positive che si schiudono davanti a noi, sono ovviamente presenti anche molte, terribili, possibilità negative, nate da una mancata responsabilità dell’utilizzo delle tecnologie. Esempi di queste possibilità negative sono, ad esempio, il cyberbullismo e la FOMO (fear of missing out). Le responsabilità di queste problematiche non sono della tecnologia ma dell’uomo. La tecnologia è un mezzo e il come essa viene utilizzata e le conseguenze che causa sono responsabilità di chi la usa. Approfondire un argomento del genere in poche pagine sarebbe impossibile, ma a mio parere è importante evidenziare la differenza tra la responsabilità della società umana e la responsabilità del mezzo che viene utilizzato, soprattutto in un periodo storico come quello che stiamo vivendo.
TIKTOK DOCET
Se non fosse stato per la pandemia non avremmo assistito al boom dei servizi di intrattenimento e streaming ma, comunque, avremmo continuato ad assistere alla loro crescita. Nel periodo prima della pandemia, portabandiera di tutto questo fu TikTok, social network caratterizzato da video brevi e rapide interazioni che, nel solo trimestre settembre-novembre 2019. ha avuto un aumento della propria audience italiana pari al 202%. TikTok, salito agli onori delle cronache geopolitiche anche per essere diventato un emblema della crisi tra USA e China, è l’esempio di una transizione tecnologica e sociale già in atto da molto tempo e che, andando avanti, rivoluzionerà sicuramente le modalità con cui interagiremo tra noi, le modalità di comunicazione (anche rispetto alla struttura del linguaggio) e, come già sta accadendo, la fine di vecchi lavori e la nascita di nuovi.