Recensire “Oltre lo specchio di Alice” di Piero Bassetti è, per chi scrive, una operazione preziosa. Fin da subito ne suggerisco la ri-lettura: esso, infatti, non è semplicemente un testo da leggere.
Capita raramente, per chi come me si occupa di cultura, avere un sussulto. Bassetti, con visione progettuale, si colloca in pieno nel campo intellettuale delle mie convinzioni. Il testo è perfettamente riassunto nel sottotitolo: Governare l’innovazione nel cambiamento d’epoca.
Nel libro si apre un mondo, che lascio al lettore. Voglio solo notare come i ragionamenti dell’autore si inquadrino in quel filone non ben definito, né definibile, di riflessioni alte, nell’oltre.
E’ l’innovazione, da alcuni ferocemente criticata e da altri a-criticamente accolta, che pone in metamorfosi tutti i paradigmi (interpretativi e operativi) che abbiamo ereditato dal ‘900. Chi sta al di qua e chi, invece, sta al di là dello specchio di Alice ?
Sottolineo, ed è l’unica considerazione che brevemente sviluppo, come la politica novecentesca (che caratterizza l’intero arco delle nostre classi dirigenti) stia – senza generalizzare – al di qua dello specchio. E’ una politica che rincorre i processi storici, l’innovazione così come la pandemia, e che si lascia progressivamente erodere in termini di senso e di significato. E’ una politica senza visione e che, per arrivare alla questione, non governa.
L’innovazione, val bene dirlo, non riguarda solo le big tech e i loro comportamenti spesso discutibili. L’innovazione siamo noi, è la vita che evolve, è il futuro già presente.
La qualità d’impatto dell’innovazione è ciò che distingue una società governata da una sommatoria di individui lasciati al proprio destino. E oggi, mi pare, siamo completamente immersi in sommatorie umane divise e disuguali, colpite al cuore da un fenomeno inarrestabile come l’innovazione in aggiunta a tutte le crisi che questo tempo ci mostra.
Ci vuole “realismo progettuale” perché l’innovazione non è mai neutra. Se essa ci apre a mondi nuovi, al di là dello specchio, altrettanto incide pesantemente sui mondi che conosciamo, al di qua. Spetta a chi si assume la responsabilità di governare il rendere sostenibile il cambiamento d’epoca.
Il libro di Bassetti, per concludere, è uno strumento per maturare visioni di realtà. E’ un libro, come direbbe Edgar Morin, davvero transdisciplinare.