I professionisti del settore della salute sono sempre più anziani. E tra 10 anni in Italia mancheranno oltre 120 mila tra medici e infermieri, senza dimenticare che la sanità richiederà nuove figure lavorative, grazie alla tecnologia applicata alla medicina. Il Data Scientist, l’AI Engineer, il Gamification Designer sono solo alcune delle nuove figure di cui avrà bisogno il sistema salute nel prossimo futuro. Ma senza interventi mancheranno anche i ruoli base: 22 mila Mmg, oltre 47 mila medici del Ssn, 53 mila infermieri.
La Fondazione Johnson & Johnson lancia Health4U, per raccontare come stanno cambiando le professioni sanitarie ai liceali italiani. Si tratta di un programma di formazione e orientamento alle carriere universitarie e al mondo del lavoro, con un focus sui temi della salute, del benessere e delle scienze della vita, promosso in collaborazione con la Fondazione Mondo Digitale. L’iniziativa, che coinvolgerà oltre 10 mila giovani su tutto il territorio nazionale, è rivolta agli studenti italiani delle scuole secondarie di secondo grado, per guidarli alla scoperta dei cambiamenti che stanno trasformando il settore sanitario, dalle nuove professioni alle applicazioni delle tecnologie abilitanti. Il percorso, che prevede la partecipazione di esperti provenienti dal mondo universitario, ospedaliero e delle associazioni pazienti, si sviluppa in 14 moduli online in modalità webinar.
In particolare, il programma mira ad avvicinare i giovani alle professioni sanitarie, un ambito le cui carenze sono state accentuate durante la pandemia. Si tratta di lacune che, se non colmate, rischiano di far mancare oltre 120 mila tra medici e infermieri nei prossimi dieci anni. La composizione anagrafica dei medici attualmente in esercizio nel nostro Paese, dove oltre la metà ha più di 55 anni, desta preoccupazioni sulla capacità del sistema di rispondere alle esigenze sanitarie della popolazione in futuro. Mancheranno infatti ben 22 mila medici di medicina generale e più di 47 mila medici del Sistema sanitario nazionale, senza contare gli oltre 53 mila infermieri che già mancano, un dato che si prevede aumenterà ulteriormente nei prossimi anni.
L’emergenza ha mostrato inoltre come sia necessario ripensare l’organizzazione del lavoro nella sanità, un ambito in cui la digitalizzazione rappresenta un enabler fondamentale. Ed è così che si configurano come strategiche per la Sanità del futuro figure ad oggi sconosciute ai più, come ad esempio il Data Scientist, l’Ai Engineer o il Gamification Designer. Eppure, l’Ai giocherà un ruolo sempre più importante, basti pensare che può far risparmiare sino al 48% del tempo di un operatore sanitario grazie al suo impatto sulla gestione delle attività amministrative o di routine che richiedono fino al 70% del suo tempo, con il conseguente tappo sulle sue performance in termini di assistenza, servizi e prestazioni.
Intervenuto alla presentazione del progetto Health4U, Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas e Professore emerito dell’Humanitas University, ha sottolineato come la tecnologia sta cambiando il lavoro nella sanità: “Le professioni sanitarie costituiscono una “cintura di sicurezza” per la comunità nel suo insieme. Sempre di più la Medicina si avvarrà di tecnologie che provengono da mondi diversi, dall’Intelligenza Artificiale all’Ingegneria. La sfida sarà di coniugare la tecnologia con la dimensione umana della Medicina”. “Di fronte a queste sfide”, ha commentato il presidente di Fondazione Johnson & Johnson Massimo Scaccabarozzi, “è necessario reagire al più presto, ripensando l’organizzazione e le competenze del personale sanitario di domani. D’altra parte quest’esigenza è stata già colta a livello ministeriale attraverso l’inserimento di un asse dedicato alla formazione digitale all’interno del piano Next Generation Eu, le cui risorse sono un’occasione che non deve essere sprecata: innovazione digitale, per risparmiare tempo e guadagnare in efficacia, sviluppare nuove professioni e un nuovo modo di lavorare; espansione del ruolo dell’infermiere, il cui potenziale è ancora in larga misura inutilizzato; misure per i giovani, per trattenere in Italia i professionisti che formiamo nelle nostre università, aumentando l’attrattività di una carriera in ambito sanitario nel nostro Paese. Sono questi i driver di crescita e trasformazione su cui investire”. Tonino Aceti, portavoce della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) e Presidente SalutEquità, ha invece evidenziato la centralità della figura dell’infermiere: “La professione infermieristica è la professione del presente e del futuro, costantemente sintonizzata con l’evoluzione dei bisogni delle comunità, capace di agire e coniugare insieme parole magiche per i diritti dei pazienti e per il nostro Servizio Sanitario Nazionale come ad esempio relazione, umanizzazione, competenza, innovazione, integrazione e prossimità. Qualità che la pandemia ha reso chiare a tutti, sulle quali lo Stato sta investendo in termini di stanziamenti e con l’istituzione di figure innovative come quella dell’Infermiere di famiglia e di comunità. E’ stata l’unica laurea tra le sanitarie che nel 2020 ha visto aumentare le domande di quasi l’8% e secondo i dati a un anno dalla laurea in tempi pre-Covid già l’80% era in servizio. Nel SSN ne mancano comunque 53.000 e questa è certamente un’emergenza sulla quale è necessario intervenire velocemente, come pure sulla maggiore valorizzazione delle competenze infermieristiche cliniche e tecnologiche, acquisite attraverso un percorso universitario rigoroso, in continua evoluzione, con uno sguardo sempre maggiore alle specializzazioni”.
Per costruire la Sanità di domani, si può e si deve partire dai più giovani, anche da quelle generazioni che si apprestano adesso a valutare su quale futuro professionale puntare. Questo il principio che ha guidato la Fondazione Johnson & Johnson nel promuovere Health4U con Fondazione Mondo Digitale. “Mai come quest’anno parlare di competenze per la salute pubblica è particolarmente importante e significativo”, ha dichiarato Mirta Michilli, direttore Generale Fondazione Mondo Digitale: “Quello che stiamo imparando dalla crisi sanitaria non deve andare disperso a emergenza conclusa, ma va trasformato in risorsa comune, a tutti i livelli: strutturali, organizzativi, economici, umani e soprattutto formativi. La collaborazione con Fondazione Johnson & Johnson per Health4U ci dà l’opportunità di accompagnare i giovani a scoprire come la tecnologia sta cambiando profondamente le professioni sanitarie. Siamo convinti che scelte di studi ponderate nascono soprattutto dalla conoscenza, ed è questo l’obiettivo che il progetto si pone: dare ai ragazzi informazioni su realtà professionali che altrimenti resterebbero a loro sconosciute, in modo da metterli nelle condizioni di identificare con consapevolezza i loro reali interessi e indirizzare studio, ricerca e passione per migliorare la qualità della vita di tutti”.
Ma cosa è la Fondazione Johnson & Johnson? Costituita nel dicembre 2000 dalle aziende del gruppo Johnson & Johnson in Italia nei tre settori in cui opera, Farmaceutico (Janssen), Consumer (Johnson & Johnson) e Medicale (Johnson & Johnson Medical), i suoi ambiti di intervento rientrano nei campi su cui le aziende promotrici hanno maggiore esperienza: assistenza sanitaria alla comunità, salute infantile, formazione nel campo della gestione sanitaria, salute mentale, innovazione. La Fondazione Johnson & Johnson è stata la prima d’impresa di tipo “grantmaking” costituita in Italia: finanzia progetti rivolti alla soluzione di problemi sociali, generalmente in partnership con organizzazioni non profit. Nei suoi primi 20 anni di attività, ha supportato 348 progetti, in collaborazione con 218 associazioni e organizzazioni, per un totale di oltre 15 milioni di euro di fondi distribuiti.