La Conferenza annuale di Esri Italia (10 – 14 maggio 2021 – Digital Week) è un appuntamento assai importante, per contenuti e partner strategici, riguardo alle applicazioni della “Science of Where”. Da molti anni, le tecnologie Esri sono all’avanguardia in questo campo e ciò apre, per chi intende approfondire culturalmente le innovazioni tecnologiche, un mare sterminato di riflessioni possibili.
Da filosofo politico mi sto interrogando progettualmente sulle complessità del paradigma tecnologico. Ebbene, sempre di più il “dove” diventa l’elemento centrale, decisivo, strategico. I movimenti del mondo, e i nostri movimenti in esso, rappresentano un ambito da studiare con lo sguardo nell’oltre, in quel futuro già presente che in troppi (tra loro, molta classe dirigente) faticano ad attraversare.
Oggi ci troviamo in una fase storica nella quale la parola più utilizzata è “recovery”. Quale mondo vivremo dopo la pandemia ? Quale dovrà essere il nostro comportamento nel territorio-mondo e nei contesti locali che quotidianamente frequentiamo ? Come la tecnologia può e potrà aiutarci, mai sostituendoci ? Nel “recovery”, due sono gli assi sui quali investire decisamente: la transizione digitale e quella ecologica.
L’esperienza di questo magazine e la sfida tecnologica che Esri Italia propone da molto tempo sono, insieme e non separabili, uno straordinario laboratorio per guardare a una formazione che aggiorni costantemente le conoscenze in funzione della realtà. C’è grande bisogno di professionisti allenati alle metamorfosi che la tecnologia porta e comporta nelle nostre vite. Altresì, la tecnologia ci insegna la trasversalità: per questo, durante la conferenza di Esri Italia si parlerà di applicazioni legate alla difesa, alla sanità, alla mobilità, alla integrazione dei dati per aziende e organizzazioni, alle utility.
La tecnologia ci trasforma, ci aiuta e il tema è che essa deve essere finalizzata a una migliore socialità e a una maggiore efficienza sistemica. La tecnologia, dunque, è un grande fattore culturale, economico e politico: tutt’altro che neutra, ci appartiene. Nel guardare alla tecnologia, e nel pensare “intorno”, occorre abbandonare sia l’a-criticità che l’antagonismo. Serve un pensiero critico e questa è una sfida tanto importante quanto quelle digitale ed ecologica.
Anche attraverso questo magazine, è bene che passi un messaggio chiaro. Il terzo millennio non può più essere il tempo della linearità e della prevedibilità a ogni costo: siamo nel pieno di un cambio di era e anche il nostro pensiero, modo di pensare, deve alimentarsi di complessità e di imprevedibilità. Che sono le nostre, aiutati dalle tecnologie.