Signor Ambasciatore, siamo particolarmente interessati, come Magazine, ad approfondire le politiche tecnologiche dei principali Paesi, con particolare riferimento alle tecnologie emergenti. La Germania, motore d’Europa, come si sta muovendo in questo campo?
La Germania sta sviluppando vigorosamente e con notevole impegno finanziario diverse tecnologie riconosciute abilitanti per il futuro con l’obiettivo di assicurare in prospettiva una sovranità tecnologica negli ambiti ritenuti strategici.
Nel campo energetico, la Germania è, ad esempio, dopo il Giappone, la nazione più impegnata nello sviluppo della tecnologia della produzione, stoccaggio e trasporto dell’idrogeno prodotto per elettrolisi e riutilizzabile in vari contesti industriali o per la produzione di elettricità post-stoccaggio.
Quasi tutti i partiti richiedono trasversalmente che l’energia elettrica usata nell’elettrolisi sia di origine rinnovabile (idrogeno verde), rispetto ad altre varianti “cromatiche” (es. grigio, blu con carbon capture, rosa da generazione da nucleare etc.). In ogni caso è in corso uno sforzo notevole per creare anche un indotto articolato dell’idrogeno.
Nei prossimi anni la Germania sarà, in base alle previsioni, un importatore netto di idrogeno verde, ad esempio di origine fotovoltaica: il contributo alla produzione che deriva dalle rinnovabili installate in Germania, sarà infatti largamente insufficiente a coprire il fabbisogno calcolato a partire dal 2030. Questo offre ai Paesi del Sud Europa, e all’Italia in particolare, un ruolo significativo come produttori e vettori di tale combustibile proveniente dal Mediterraneo e dall’area MENA e successivamente trasportato attraverso pipeline collegate all’Europa continentale.
Nel campo più propriamente scientifico, una linea di attività molto attuale è quella delle tecnologie quantistiche e in particolare, anche se non esclusivamente, della comunicazione e del quantum computing. Con una notevole diversificazione di attività su diversi tipi di computer quantistico, e una dotazione di fondi che raggiungerà i 3 miliardi di euro per il periodo 2018-2025 (oltre ai fondi europei, tramite ad esempio la Quantum Flagship) la Germania ambisce ad essere la prima nazione europea a raggiungere la sovranità tecnologica in questo campo costruendo un proprio apparecchio dedicato. Anche qui le collaborazioni con l’Italia sono strette, specialmente – ma non solo – nel campo delle comunicazioni quantistiche criptate, sia terrestri che spaziali, ad esempio con il CNR.
Insieme ad altri partner europei, la Germania sta sostenendo l’iniziativa sovranazionale Gaia-X per la sovranità tecnologica europea nelle reti di comunicazione. Esistono poi attività significative, anche se di minor respiro internazionale, nell’ambito dell’AI e della gestione di big data, soprattutto scientifici.
Completano il quadro le politiche tecnologiche legate alla politica industriale in ambito europeo. Penso ad esempio allo spazio o agli Important Projects of Common European Interest (IPCEI) che vedono Italia e Germania in posizioni di leadership assoluta su materie come microprocessori di nuova generazione, batterie per auto o tecnologie del cloud.
C’è, in Germania, la consapevolezza che il recovery post-pandemia passa attraverso la trasformazione digitale e la transizione ecologica? Quali sono i principali progetti in campo, anche guardando alla sfida di Next Generation EU?
Assolutamente sì, la Germania è stata al centro della decisione presa nel giugno dello scorso anno di avviare il Next Generation EU attorno a questi due pilastri principali. Soprattutto in tema ambientale, segnatamente climatico, la sensibilità del pubblico tedesco (in particolare giovane) ha influenzato fortemente la politica in tempi recenti, rendendo la protezione del clima un tema dominante della campagna elettorale.
Gli obiettivi di riduzione delle emissioni formulati dalla UE sono in linea con quelli tedeschi. Anzi, gli obiettivi tedeschi sono stati resi recentemente più ambiziosi da una legge federale che prevede la neutralità climatica al 2045 e che è stata approvata in ottemperanza ad una sentenza costituzionale che chiedeva sforzi maggiori in termini di riduzioni di CO2. I progetti principali sono, come già menzionato, idrogeno, decarbonizzazione e, recentemente, la produzione di acciaio verde, tema ovviamente essenziale per l’economia tedesca e in particolare per l’industria automobilistica. In questo campo l’Italia ha un ruolo importante; ad esempio, una delle tecnologie rilevanti è stata sviluppata da un consorzio che include nostre imprese siderurgiche.
La rivoluzione tecnologica “invade” pacificamente molti ambiti del nostro convivere. Uno di questi, con il quale il nostro magazine si confronta, è il futuro delle città e di una governance che permetta di organizzare l’infinità di dati che la mobilità delle persone genera. Può farci esempi virtuosi di come le città tedesche stanno affrontando questa rivoluzione ?
La Germania è decisamente ben posizionata in termini di mobilità urbana. Le grandi città, soprattutto Berlino che è esemplare a questo proposito, tipicamente hanno una rete intermodale molto fitta ed efficiente, dal costo relativamente contenuto per l’utente medio. Il ruolo del trasporto pubblico è importantissimo anche in chiave politica, data l’importanza attualmente attribuita alle tematiche ambientali, come strumento per sostituire l’automobile privata.
Ma più sul punto della domanda: la Germania ha investito negli ultimi anni risorse significative sulle smart cities, sia in termini di ricerca che di progettazione sul campo, con attenzione particolare, di recente, alla sostenibilità delle soluzioni di trasporto e digitalizzazione urbana.
Nel 2020 il Ministero dell’Interno tedesco ha finanziato – è la terza chiamata consecutiva in questo campo – trentadue “Progetti modello Smart Cities” con oltre 350 milioni di euro, portando l’investimento complessivo finora a oltre 800 milioni di euro. In questa edizione sono stati finanziati progetti presentati da 20 città (le più grandi Berlino e Colonia) e 12 consorzi intercomunali. I bandi sono finalizzati a progettare strategicamente la digitalizzazione urbana in un quadro di sviluppo integrato e soprattutto sostenibile, sviluppando strategie digitali intersettoriali per la vita urbana futura.
Il Ministero dell’Interno e quello per l’Ambiente hanno anche creato un forum pubblico nazionale e internazionale (formato di consultazione con il pubblico molto comune in Germania) detto Smart Cities Dialog, che ha formulato una “Smart City Charta: Making local-level digital transformation sustainable”.
Veniamo a un altro tema di grande interesse: la cybersecurity. In Italia, come sa, è stata costituita l’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale. Cosa succede in Germania ?
L’attenzione alla sicurezza informatica, legata anche strettamente a una estrema attenzione alle problematiche della privacy, è molto elevata in Germania già da molti anni.
Il Ministero dell’Interno è responsabile della sicurezza nel cyberspazio in collaborazione con il Ministero della Giustizia. La sua più recente Cybersecurity Strategie für Deutschland (CSD) è stata adottata dal Governo federale nel 2016 ed è in fase di revisione proprio in questi ultimi mesi. La relativa legge sulla sicurezza informatica ha introdotto requisiti minimi vincolanti per i gestori di infrastrutture.
C’è poi una legge specifica per la sicurezza delle infrastrutture informatiche strategiche, il cui ente implementatore è l’Ufficio federale della sicurezza informatica (BSI, Bundesamt für Sicherheit in der Informationstechnik), già da 30 anni, i cui compiti sono stati ridefiniti dalla strategia appena citata, e che collabora tra gli altri con organismi di controllo e polizia come il Bundeskriminalamt.
Esiste poi il Consiglio nazionale per la sicurezza informatica, istituito nel 2011 e presieduto dal commissario del Governo per la tecnologia dell’informazione, che organizza la cooperazione nel campo della sicurezza informatica all’interno del governo federale e tra lo Stato e imprese. Vi siedono rappresentati della Cancelleria federale, dei Ministeri (Esteri, Interno, Difesa, Economia, Giustizia, Finanze, Ricerca), e dei Land, oltre alla BDI (la Confindustria tedesca), l’Associazione federale per la tecnologia dell’informazione, delle telecomunicazioni e dei nuovi media (BITKOM), la DIHK (Camera dell’industria e del commercio), e alcuni operatori di rete.
La Germania è protagonista in un altro grande dibattito molto attuale a livello europeo: quello per una difesa comune. Quali prospettive vede a questo riguardo?
L’Unione Europea è chiamata a riaffermare il proprio ruolo nel mondo post-pandemico. Questa importante responsabilità richiede un forte impegno per una politica estera e di difesa comune più compiuta nel segno della solidarietà UE e della solidarietà atlantica, e finalizzato a promuovere un sistema internazionale basato sul metodo multilaterale, con regole condivise rispettate da tutti.
L’Europa deve fare di più per rafforzare la sua presenza sul piano internazionale e il suo ruolo di produttore di sicurezza. L’Italia in questo può giocare un ruolo attivo fondamentale, assieme alla Germania, per rafforzare la proiezione dell’Unione Europea sul piano internazionale in un contesto caratterizzato sempre più da una competizione tra grandi potenze, dove l’Europa deve ambire a diventare un attore fondamentale rafforzando le capacità di azione e quelle decisionali. Questo deve avvenire in stretta collaborazione e in complementarietà con la NATO e nel rispetto dei nostri solidi legami transatlantici. NATO e UE, che sono infatti parti di uno stesso campo nella competizione geostrategica globale, devono cooperare strettamente sulle sfide di maggiore attualità quali la resilienza, il mantenimento della superiorità tecnologica, gli impatti di sicurezza del cambiamento climatico. Italia e Germania possono dare assieme un forte impulso a questa riflessione.
Infine, Ambasciatore Varricchio, una domanda inevitabile. Si è aperta l’era post-Merkel. Come vede il futuro della politica tedesca?
La Germania sta attraversando una fase di transizione profonda, e che osserviamo con grande interesse e attenzione in considerazione dell’importanza dei rapporti bilaterali e della centralità di questo Paese per il destino dell’Europa. E proprio nell’ottica di questa profonda identità europea che accomuna l’Italia e la Germania, occorre continuare ad alimentare i fortissimi legami bilaterali lavorando assieme anche per onorare obiettivi comuni anche in ambito europeo, come quelli della transizione verde e digitale, sui quali l’Italia ha fatto una proposta ambiziosa con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) presentato nell’ambito di Next Generation UE. In uno scenario post 26 settembre, a prescindere da quale sarà la costellazione governativa che andrà a formarsi, sono convinto che la Germania continuerà a portare avanti una politica a forte vocazione europea, e che vi saranno ampi spazi per poter continuare ad approfondire il nostro livello di cooperazione sui vari dossier europei ed internazionali.