In quanto tale, l’innovazione tecnologica apre continuamente scenari inediti. Essa, infatti, rompe gli equilibri esistenti in linea con la realtà che evolve. E’ questa natura della tecnologia che ci vincola a essere creativi, a spostare l’asse del nostro pensiero.
Ciò che ci appariva chiaro in una logica lineare, improvvisamente non lo è più. In un mondo sempre più complesso, infatti, l’evoluzione e la interrelazione delle sfide ci collocano sulla porta di nuovi inizi e ci dicono, nei fatti, che non valgono più i paradigmi che utilizzavamo nel mondo che è alle nostre spalle.
Serve pensiero laterale, creativo, critico, complesso, sistemico. Sono tutti aggettivi che troviamo nei “dove” della nostra vita sempre più immersi in sfide “glocali” e sempre meno prevedibili e governabili rimanendo in ciò che è stato e non “aggiornando” le nostre riflessioni e i nostri strumenti operativi.
Per questo sosteniamo che la “scienza del dove” è, oltre che una grande possibilità di soluzioni tecnologiche (dal governo delle città e dei territori, alla cura dell’ambiente naturale, all’agricoltura di precisione, alla difesa, alla sicurezza e fino allo spazio), uno straordinario asset culturale e politico.
La “scienza del dove” permette a diverse competenze di ri-trovarsi in dialogo. E’ una tecnologia di realtà, potremmo dire una “tecnologia impegnata” nel vivente. Essa, lavorando sui dati della nostra mobilità, vive nelle complessità di ciò che siamo e di ciò che organizziamo e costruiamo: le prospettive apocalittiche, tipiche del pensiero antagonista, di macchine che sostituiranno l’uomo, nella “scienza del dove” si cancellano ri-componendo la relazione virtuosa tra l’uomo e l’innovazione (essendo l’uomo soggetto della stessa).
Attraverso la “scienza del dove”, allora, il pensiero laterale si ri-forma nella continua creazione dei nostri contesti, sempre mediando tra spinte globali e locali e privilegiando l’efficienza e la sostenibilità.
Cooperativa e competitiva, la “scienza del dove” ci permette di costruire cultura della tecnologia attraverso il pensiero laterale e di alimentare ciò che oggi è più che mai necessario: i percorsi di una politica progettuale.