The Science of Where Magazine incontra il Prof. Mauro Lombardi, docente di Economics of Innovation presso il DISEI (Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa, Università di Firenze). Il Prof. Lombardi è co-fondatore dell’Unità Dipartimentale BABEL (Blockchain and Artificial intelligence for Business, Economics and Law, https://www.babel.unifi.it/). E’ Professore di Discipline Umanistiche e Scientifiche, AADFI, Accademia delle Arti del Disegno, https://www.aadfi.it/ (la più antica Accademia del mondo). Gli ultimi due libri sono: Fabbrica 4.0. I processi Innovativi nel Multiverso fisico-digitale, Firenze University Press (2017) e Transizione ecologica e universo fisico-cobernetico, Firenze University Press (2021).
Nella sua riflessione Dal metaverso al metacapitalismo: un nuovo stadio del capitalismo della sorveglianza? (Agenda Digitale) Lei pone molte questioni a partire dal progetto “Metaverse” di Facebook/Meta. Trovo particolarmente interessante il passaggio dall’utente che crea contenuti all’utente come contenuto. Può argomentare per i nostri lettori ?
Gli sviluppi odierni della potenza computazionale disponibile e dei sistemi di software sempre più sofisticati (Intelligenza Artificiale, ancora molto distante da forme assimilabili a quella umana) hanno portato alla creazione di una Info-sfera, che circonda e permea i processi reali. La sua essenza, in termini estremamente sintetici, è conoscenza umana “oggettivata” in algoritmi, che interagisce con la conoscenza in continua evoluzione, prodotta dalla soggettività umana. È a questo punto che emerge un paradosso fondamentale. Le nostre soggettività tendono ad esprimersi secondo modalità rafforzate dalla crescente “efficienza finalizzata” delle attività di raccolta e organizzazione di flussi informativi da parte dei Techno-Giants. Al tempo stesso, però, esse si trasformano da espressioni individuali e collettive potenziate da strumenti a loro disposizione in pacchetti di materiali preziosi, perché fonti di valore per i Techno-Giants. Questo termine sintetizza la dinamica dei cosiddetti Giganti Tecnologici, in realtà veri e propri organismi informativi, che attuano modelli di business per cui la nostra offerta spontanea di contenuti (pensieri, emozioni, esperienze) diviene output da collocare presso produttori di beni (materiali e immateriali), per poi riproporli a noi stessi dopo cicli di feedback. In breve, offriamo, compriamo in forma potenziata e rafforziamo così parti essenziali di noi stessi, delle quali tende a sfuggirci il controllo, perché non siamo noi a controllare i flussi informativi organizzati e diretti a finalità non human-centered.
Credo che sia estremamente importante avere un approccio “realisticamente critico” rispetto alla evoluzione e agli impatti della rivoluzione tecnologica. L’antagonismo non paga nei discorsi sulla tecnologia perché la inventiamo noi: un pensiero critico è fondamentale, perché è anzitutto autocritico rispetto alle scelte che compiamo. Cosa pensa di tutto questo alla luce del “Metaverse” targato Zuckerberg ?
Il Metaverse è combinazione dinamica di Intelligenza Artificiale, Realtà Aumentata e Realtà Virtuale. Potrebbe costituire una discontinuità nell’ambito della traiettoria sintetizzata nella risposta precedente. La prospettiva di interagire con altri umani in un universo fisico-digitale essenzialmente basato su quelle “tecnologie immersive” presenta rischi notevoli. Il primo e più elevato è, a mio parere, la possibile conseguenza di essere proiettati e quindi assumere come essenziale in una realtà multi-dimensionale puramente fittizia. Quest’ultima viene quindi alimentata da interazioni immaginate e/o incrementate artificialmente, frutto di esaltazione di componenti sub-liminali, presenti nella nostra mente ed evocate mediante peculiari meccanismi di induzione, già in parte impiegati nell’odierno mondo bi-dimensionale degli smartphone e dei computer. Il passaggio alla multi-dimensionalità avviene attraverso dispositivi in fase sperimentale per il Metaverse, che si basano su ologrammi e addirittura su strumenti in grado di far provare sensazioni di presenza fisica (toccare un interlocutore e percepirne il profumo). In uno scenario con tali caratteristiche si passerebbe dall’”Uomo a una dimensione” (Marcuse, One dimensional man) all’”uomo a più dimensioni”, fittizie e artefatte, con il rischio di accentuare tendenze verso l’alienazione completa del sé e della propria mente. Da questa riflessione si deduce che non bisognerebbe perseguire uno sviluppo tecnico-scientifico apparentemente asettico. Al contrario, è cruciale riflettere assumendo come punto di partenza l’umanità e la sua evoluzione alle prese con sfide social-ecologiche, come afferma nei suoi scritti Michael Tomasello, direttore del Max Planck Institute per l’Antropologia evoluzionistica di Lipsia. Su di esse si deve oggi misurare l’umanità, con decisioni individuali connesse ad una shared intentionality, intenzionalità condivisa da commisurare alla profondità delle crisi sistemiche che stiamo vivendo.
È di grande attualità legare l’evoluzione del “Metaverse” alle trasformazioni del capitalismo. In che senso stiamo andando verso un meta-capitalismo, nuova frontiera del capitalismo della sorveglianza ?
Il meta-capitalismo è il potenziale sviluppo dell’attuale modello di funzionamento sistemico dell’info-sfera: se l’intero Pianeta diviene un insieme stratificato di flussi informativi globali, che compenetrano i processi reali, emergono endogenamente tendenze all’auto-organizzazione degli stessi flussi, fino al consolidarsi di hypernetwork in grado di influenzarne la dinamica evolutiva. In questa prospettiva l’invenzione del linguaggio HTML è stato uno dei fondamentali meccanismi propulsori, in grado di innescare la creazione di reti interattive tra individui, entità sociali organizzate, imprese, dando così origine a tutta una serie di processi di sviluppo esponenziale delle connessioni e degli strumenti di auto-organizzazione. In questo modo si sono via via consolidate strutture informative gerarchiche (dalle reti amicali ai network tecno-economici, socio-politici, etc.) che, grazie all’incessante crescita della potenza computazionale, sono spesso il risultato di strategie di singoli individui e piccoli gruppi (si vedano le storie di Zuckerberg, Steve Jobs, Bill Gates, per citare i più noti). Non a caso si tratta di realtà che trasformano volumi inesauribili di informazioni, liberamente concesse dalla pervasività di meccanismi computazionali (ubiquitous computing) e dai comportamenti umani ordinari, in strategie di valorizzazione economica, politica, istituzionale, militare. Se a questa sorta di globo-sfera organizzata si aggiungono le indicate tecnologie immersive, l’ubiquitous computing rischia di innescare una molteplicità di globo-sfere virtuali apparentemente creative, in realtà influenzate dagli hypernetwork per finalità particolari e non per obiettivi incentrati sulle grandi sfide incombenti sull’umanità e il sistema-Terra: esplosioni pandemiche, cambiamenti climatici, crisi energetica, crisi sanitaria.
Il tema di fondo che permea la nostra riflessione è la responsabilità umana …
Quella descritta sinteticamente finora non è una traiettoria deterministica. L’evoluzione effettiva dell’enorme potenziale tecnico-scientifico a disposizione dell’umanità dipende dalle scelte che quest’ultima effettua nel breve e nel medio-lungo periodo. Tali scelte dovrebbero essere orientate ad affrontare in primis le sfide globali prima indicate. Affinché ciò accada è necessario che emerga una consapevolezza diffusa ad ogni livello della posta in gioco e della impellenza di agire con micro- e macro-comportamenti appropriati. Questo è il primo passo per avviare processi bottom-up di indirizzo di uno sviluppo tecnico-scientifico human-centered e rispettoso del Pianeta dalle risorse esauribili. In questo senso è fondamentale che dalla diffusione generale di consapevolezza e di nuova cultura socio-tecnica scaturiscano progetti “distribuiti”, su iniziativa di comunità e reti sociali mirate, per es. smart grid di quartiere o di aree industriali con mix di fonti energetiche, nuovi progetti di logistica urbana energy saving, riassetto “granulare” degli insediamenti abitativi diretti a ridurre la produzione di CO2 , e così via. Un altro paradosso della nostra era di grandi trasformazioni è il seguente: esiste un divario tra un potenziale tecnico-scientifico inimmaginabile pochi decenni or sono e la quantità di problemi irrisolti per l’intera umanità, quali fame, siccità, fenomeni climatici estremi, scoppi di violenza distruttiva con armamenti incomparabili con quelli del passato. Ritenere che tutto questo sia risolvibile affidandosi esclusivamente al progresso tecnologico è non solo sbagliato, ma anche dannoso. L’umanità, dominante sulla Terra, deve assumersi le proprie responsabilità globali e le decisioni devono avere come protagonisti singoli individui, comunità e intere nazioni verso il bene comune: la sopravvivenza della vita. È evidente che non è semplice, ma la ricerca delle soluzioni non può seguire altre strade, per di più univoche, cioè solo tecnologiche e puramente economiche.