Dal quotidiano al geopolitico, abbiamo a che fare con una geografia variabile. Si tratta di una variabilità in parte ordinaria, perché la trasformazione fa parte della natura umana, e in parte indotta.
Sulla variabilità ordinaria pensiamo alle città che, in quanto realtà viventi, non cessano mai di trasformarsi perché il fattore umano vive costantemente nell’oltre. Ebbene, se consideriamo la mobilità in senso complesso, le città ci restituiscono la complessità che noi generiamo. Il tema è che, per governare le trasformazioni, l’intelligenza umana ha bisogno di lavorare con tecnologie (create dall’uomo stesso) che lo aiutino a geolocalizzare i dati della mobilità, a mostrare criticità esistenti e/o a prevenirle, ad adottare decisioni strategiche (e pertinenti) di governo. La scienza del dove è fondamentale. Si aggiunga a questo che, oltre alla mobilità delle persone e alle interrelazioni delle infrastrutture fisiche, la dimensione cyber – per la sicurezza e non solo – aggiunge complessità ulteriore e chiede maggiore sforzo alle soluzioni tecnologiche. Quando parliamo di smart city, pertanto, non stiamo parlando di un orizzonte futuribile ma di una scelta politica che va costruita nel qui-e-ora delle città, accompagnandone le trasformazioni.
Allargando lo sguardo al mondo, vediamo come la variabilità della geografia sia soprattutto indotta. C’è una geografia delle migrazioni, una geografia dei conflitti, una geografia delle sfide planetarie che superano i confini definiti degli Stati. Il mondo riportato sulle mappe classiche oggi deve confrontarsi con la tecnologia. La velocità e la radicalità delle trasformazioni che percorrono il pianeta, a cominciare dai luoghi nei quali viviamo ogni giorno, chiede nuovi approcci. Nel tempo che viviamo, la vera sfida è il governo del territorio, da ogni “locale” al mondo.
Per restare a ciò che sta accadendo in questi giorni, ogni ipotesi sulla fine della guerra in Ucraina deve fare i conti con l’Ucraina e con il mondo (a cominciare dalla Russia e dall’Europa) che saranno. Come si configurerà quello Stato nel prossimo futuro ? Come si configurerà l’Europa ? E, tornando alle nostre città pacifiche, come saranno fra dieci o vent’anni ? Ciò, qualunque sia la situazione che si analizza e tenendo conto delle diverse dinamiche in campo, è un qualcosa che si decide oggi. Questa è la grande difficoltà delle classi dirigenti.
In questa unica dimensione (dal quotidiano al geopolitico) del mosaico della geografia variabile, mi interessa molto il tema della costruzione di modelli digitali capaci di governare la dinamicità dei sistemi. Non è un compito facile costruire digital twin delle realtà complesse ma è ciò che si sta facendo. Le soluzioni tecnologiche della scienza del dove si rivelano assai efficaci allo scopo.