Oltre alla conoscenza sul campo, e delle dinamiche internazionali che ruotano intorno alla guerra in Ucraina, è particolarmente interessante guardare alla percezione che ne ha l’opinione pubblica.
SWG pubblica il suo Radar, relativo al periodo 28 marzo – 2 aprile 2022
I leader politici e la guerra in Ucraina
Dall’inizio dell’aggressione russa all’Ucraina i leader dei quattro maggiori partiti
hanno assunto in parte posizioni comuni e in parte contrastanti tra loro. In
generale, nessuno ottiene quote elevate di giudizi positivi su come ha gestito la
situazione, tuttavia emergono valutazioni sensibilmente migliori per Conte e
Letta, rispetto ai due capipartito del centrodestra. Per tutti e quattro, i pareri più
favorevoli si registrano sul tema dell’accoglienza degli immigrati. Il principale
punto debole di Salvini, Meloni e Conte è il rapporto con Putin, mentre Letta
riscuote il voto più basso sulla questione dell’aumento della spesa militare.
Se osserviamo i dati relativi ai rispettivi elettorati dei quattro partiti, vediamo
che Meloni e Conte dispongono del sostegno più compatto tra la propria base,
Letta appare quello più in difficoltà. Ma in merito alle posizioni sulla guerra,
sono Meloni e Salvini ad avere maggiori problemi sul fronte interno.
Anche Draghi viene criticato dalla maggioranza degli italiani su come sta
gestendo la vicenda del conflitto. Gli vengono imputati una certa passività nei
confronti degli Stati Uniti e una posizione poco autorevole nell’ambito delle
trattative internazionali.
In questa particolare situazione, abbiamo verificato quali sono i leader ritenuti
più adeguati a succedere a Draghi alla Presidenza del Consiglio dopo le elezioni
del 2023. Conte figura al primo posto, ma seguito a ruota da Meloni e Letta; al
quarto posto Calenda.
Le prospettive per la fine della guerra
Il conflitto in Ucraina continua a essere una fonte di incertezza e preoccupazione
per gli italiani; sono in pochi infatti a vedere uno spiraglio di soluzione nelle
trattative, e per un italiano su tre il conflitto durerà comunque ancora a lungo.
La prospettiva nelle trattative vede comunque la Russia con il coltello dalla parte
del manico, secondo la maggioranza degli italiani, parte dei quali ritiene che
l’Ucraina dovrebbe concedere l’impegno a non entrare nella Nato, la neutralità e
la regione del Donbass. Solo il 12% indica che non si dovrebbe concedere nulla
alla Russia.
Per quanto riguarda le azioni intraprese dall’Italia, un ulteriore invio di armi o di
truppe italiane non raccoglie consenso in termini generali, mentre è supportata
dalla maggioranza la proposta di inasprire ulteriormente le sanzioni economiche.
Gran parte dei cittadini è anche disposta a subire le conseguenze di
un’eventuale interruzione delle forniture di gas pur di non cedere a Putin sulla
richiesta di pagare le forniture in Rubli.
A confermare la fermezza delle posizioni degli italiani, c’è che ben uno su due
vorrebbe che si andasse fino in fondo arrivando alla destituzione di Putin. Ad
alimentare questa posizione c’è anche la constatazione, condivisa dal 43% degli
italiani, che se l’Occidente non fosse intervenuto la Russia non si sarebbe
fermata all’Ucraina, ma avrebbe attaccato altri Paesi.
Le azioni dell’Occidente sono comunque interpretate con uno sguardo critico
dagli italiani: il 45% ritiene che non vadano nella direzione di portare la pace.