da la Repubblica
di Laura Lucchini, Natasha Caragnano e Gianluca Modolo. Multimedia di Paola Cipriani e Valeria D’Angelo. Produzione Gedi Visual – Elaborazione dati su piattaforma Esri, Esri Italia
Un sogno diventato un incubo. L’utopia di eliminare sul nascere qualsiasi focolaio di Covid che tre anni fa – all’inizio della pandemia – ha funzionato contribuendo a salvare molte vite – si sta ora rivelando un boomerang per la Cina che, nonostante lievi modifiche nelle ultime settimane, continua ad attenersi a ciò che sa fare meglio (o, peggio): chiudere. Anche se l’economia rallenta, le imprese sono insofferenti, le proteste sempre più frequenti.
Dagli operai nelle fabbriche agli studenti nelle università fino ai comuni cittadini esausti dai lockdown, un’onda – ancora piccola ma non per questo meno potente – si sta abbattendo sul Dragone e sulla sua strategia della tolleranza zero contro il virus. Il controllo capillare ai quattro angoli del Paese ha assunto una specie di vita propria ormai, impiegando milioni di persone. Ognuno qui ha bisogno di un codice verde sulla propria app sanitaria sullo smartphone per fare qualsiasi cosa: andare a fare la spesa, entrare in bar e ristoranti, parchi, centri commerciali, prendere i mezzi pubblici, fare visita ad un amico a casa. Tutto.
In Cina aumenta il dissenso contro le restrizioni anti virus – la Repubblica