venerdì, Novembre 22, 2024

L’IRAN E LA PACE IN KARABAKH

La recente guerra di parole tra Azerbaigian e Armenia e gli sviluppi delle ultime settimane hanno dimostrato che entrambe le parti sono lontane dalla stipula di un accordo di pace, promesso entro la fine del 2022. Sebbene i due Stati si siamo impegnati a intensificare gli sforzi congiunti per il trattato di pace definitivo nell’ottobre 2022 a margine del vertice di Praga, da allora è stato fatto ben poco. Al contrario, il fallimento dei negoziati di pace è stato amplificato dalle controverse dichiarazioni del Presidente russo Vladimir Putin sul mancato riconoscimento da parte di Mosca della sovranità dell’Azerbaigian sul Karabakh, che hanno aumentato enormemente i rischi di nuove ostilità tra Baku e Yerevan. Sebbene la Russia mantenga il ruolo di “mediatore chiave” sulla questione del Karabakh, l’Azerbaigian dimostra ora apertamente il suo malcontento per il ruolo di Mosca nel processo di pace, soprattutto dopo l’incontro meramente simbolico di Sochi del 3 ottobre. Tuttavia, la Russia è solo uno dei numerosi attori che hanno complicato i negoziati di pace tra Baku e Yerevan. Recentemente l’Iran, un altro potente attore regionale, ha tentato di scoraggiare l’Armenia dall’andare avanti con i negoziati di pace a causa del deterioramento delle relazioni tra l’Iran e l’Azerbaigian. Le tensioni diplomatiche tra Baku e Teheran si sono acuite quando l’Iran ha inscenato massicci giochi di guerra lungo il confine condiviso con l’Azerbaigian, come reazione agli sforzi di Baku di creare il corridoio di transito Zangezur che passa per l’exclave di Nakhchivan attraverso la provincia armena di Syunik, collegandosi alla Turchia. L’Iran è stato ulteriormente infastidito dal crescente impegno dell’Azerbaigian con Israele su questioni di difesa e sicurezza.

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