mercoledì, Novembre 20, 2024

ECCELLENZE, INNOVAZIONE (THE SCIENCE OF WHERE), PENSIERO GEOSTRATEGICO (with english version)

Parola-chiave: complessità. Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab al MIT di Boston, sul Corriere della Sera del 25 agosto 2023 pone il tema ‘Le città, i territori e le eccellenze’. Con esercizio Politico (aggettivo volutamente in carattere maiuscolo), Ratti pone il tema di quella che potremmo definire una ‘Politica delle Eccellenze’: ogni luogo, infatti, ha senso perché ha un portato di tradizioni che lo caratterizzano e che occorre valorizzare ma acquista più senso se si apre, si collega, entra in relazione con altri luoghi, co-progetta bene comune.

La ‘the science of where’ è al centro perché si tratta di considerare l’importanza di ogni ‘dove umano’. Dalla riflessione di Ratti vengono molte sollecitazioni. La prima è che la qualità delle eccellenze, nel contesto della ‘globalizzazione di nicchia’, fa la differenza. Quale che sia il contesto analizzato, le eccellenze non sono casi sporadici ma la nicchia a cui fanno riferimento può diventare caso di studio, nuovo modo di pensare il territorio, di sfruttarlo in maniera ragionata e sostenibile, di azione politica.

La seconda sollecitazione riguarda il futuro già presente della globalizzazione. Non intendiamo la ‘globalizzazione di nicchia’ di cui scrive Ratti come una globalizzazione per pochi ma come la strada intrapresa verso una più efficace ed efficiente ‘glocalizzazione’. La situazione storica che viviamo, ogni giorno di più, ci mette di fronte a condizioni che vanno modificandosi: si pensi solo, via molte concause, a come si stanno trasformando le catene di approvvigionamento. Il locale si re-impone all’attenzione pubblica globale, non come chiusura autarchica ma come potenzialità per nuove possibilità di ri-globalizzazione.

La terza sollecitazione riguarda il processo che, più di ogni altro, ci sta facendo stare dentro – più o meno consapevolmente – al cambio di era: l’innovazione tecnologica. Il governo dei luoghi urbani, più o meno grandi, e dei territori non può che passare da una innovazione responsabile. Essa serve sia l’ efficienza dei processi che la resa di attività come l’agricoltura sia la governance delle città: nulla è più possibile senza le soluzioni tecnologiche della ‘the science of where’ (si pensi alla mobilità, ai collegamenti logistici, alle infrastrutture).

Il nostro sguardo, a partire dalle eccellenze e dalla loro integrazione, deve essere puntato sull’obiettivo della sostenibilità sistemica. Solo così riusciremo a trasformare il cammino di una globalizzazione che, soprattutto negli ultimi decenni, ha cominciato a mostrare evidenti segni di stanchezza e di difficoltà nel tenere insieme un mondo sempre più complesso. L’innovazione può essere parte di un nuovo pensiero geostrategico, nell’interesse di ciascuno di noi e dell’umanità.

(english version) 

Keyword: complexity. Carlo Ratti, director of the Senseable City Lab at MIT in Boston, in Corriere della Sera of 25 August 2023 poses the theme ‘Cities, territories and excellence’. With Political exercise (an adjective deliberately in capital letters), Ratti poses the theme of what we could call a ‘Politics of Excellence’: every place, in fact, makes sense because it has a wealth of traditions that characterise it and that need to be valorised, but it acquires more sense if it opens up, connects, enters into relations with other places, co-designs the common good.

The ‘science of where’ is at the centre because it is about considering the importance of every ‘human where’. From Ratti’s reflection come many promptings. The first is that the quality of excellence, in the context of ‘niche globalisation’, makes all the difference. Whatever the context analysed, excellences are not sporadic cases but the niche they refer to can become a case study, a new way of thinking about the territory, of exploiting it in a reasoned and sustainable manner, of political action.

The second prompt concerns the already present future of globalisation. We do not understand the ‘niche globalisation’ of which Ratti writes as globalisation for the few but as the road taken towards a more effective and efficient ‘glocalisation’. The historical situation we live in, more and more every day, confronts us with conditions that are changing: just think, via many concauses, of how supply chains are transforming. The local is re-imposing itself on global public attention, not as an autarkic closure but as a potential for new possibilities of re-globalisation.

The third solicitation concerns the process that, more than any other, is making us stay within – more or less consciously – the change of era: technological innovation. The governance of urban places, more or less large, and of territories can only pass through responsible innovation. It serves both the efficiency of processes and the performance of activities such as agriculture and the governance of cities: nothing is possible any more without the technological solutions of ‘the science of where’ (think of mobility, logistical links, infrastructures).

Our focus, starting with excellence and its integration, must be on the goal of systemic sustainability. Only in this way will we succeed in transforming the path of globalisation, which, especially in recent decades, has begun to show clear signs of fatigue and difficulty in holding together an increasingly complex world. Innovation can be part of a new geostrategic thinking, in the interest of each of us and humanity.

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