venerdì, Dicembre 27, 2024

PREVEDERE IL FUTURO: CON LE MAPPE SI PUO’. LO SCRIVE JACK DANGERMOND SU FORBES

(dal sito di Esri Italia)

Da un articolo di Jack Dangermond pubblicato su Forbes

Il 17 gennaio 1890, l’esploratore e scienziato John Wesley Powell parlò al Senato degli Stati Uniti sullo sviluppo delle terre occidentali e su come la scarsità d’acqua in quelle vaste terre, per lo più disabitate, avrebbe limitato le possibilità future. Per spiegare la sua tesi, usò le mappe.

Powell era lo scienziato più famoso e influente del Paese nonché il capo del Servizio Geologico degli Stati Uniti. La sua apparizione al Senato fu talmente significativa che i resoconti furono pubblicati ovunque. Si narra ancora oggi di quanto straordinariamente innovativa fosse la mappa che Powell mostrò.

Powell intitolò la mappa “Regione arida degli Stati Uniti: Individuazione dei distretti di drenaggio“. Si trattava di un mosaico di colori – l’area terrestre sovrapposta a macchie accuratamente delineate di verde, rosa, viola, blu, arancione, marrone. Ogni colore rappresentava un distinto bacino idrografico dell’ovest, 22 in tutto. Powell aveva progettato la mappa per raccontare una storia: mostrare quanto fosse arido l’ovest rispetto all’est e illustrare le complicate e spesso drammatiche variazioni del terreno, delle precipitazioni, dei fiumi e dei corsi d’acqua della regione.

La mappa di Powell, secondo il suo biografo John F. Ross, era per l’epoca di una spettacolarità pari all’iconica fotografia “Earthrise” scattata dalla Luna un secolo dopo dagli astronauti dell’Apollo. La mappa di Powell era in anticipo sui tempi: una mappa che combinava informazioni ambientali, geografiche e umane non solo per raccontare una storia ma anche per avviare una discussione: L’Ovest americano è un deserto, sviluppiamolo con cura. Aveva anche un’altra qualità innovativa: prevedeva il futuro. Predisse infatti la Dust Bowl del 1930 e l’inaridimento del fiume Colorado nel 2023.

John Wesley Powell sapeva qualcosa sul potere creativo delle mappe nel diciannovesimo secolo che noi stiamo riscoprendo nel ventunesimo. Nell’ultimo decennio ci siamo abituati a un nuovo tipo di mappa: una mappa che fa molto di più che mostrare un’area geografica.

Diciamo ai nostri telefoni dove vogliamo andare e loro ci forniscono indicazioni passo dopo passo, ci dicono con notevole precisione a che ora arriveremo a destinazione, in sostanza prevedono il futuro del nostro viaggio. Se tocchiamo l’app del meteo, possiamo vedere immediatamente le immagini radar avanzate dei temporali in arrivo. La schermata dell’app meteo ha una funzione poco nota: mostra le immagini radar dell’ultima ora o due. Mostra anche le immagini radar per una o due ore successive, utilizzando modelli computerizzati. Prevede il futuro del tempo.

e mappe sono lo strumento originale di visualizzazione dei dati. Da 25 secoli a questa parte, le mappe mostrano l’aspetto delle coste, la posizione delle fortificazioni, le aree del catasto.

Ma gli ultimi 10 anni – in particolare gli ultimi 5 – hanno dato alle mappe una serie di nuovi poteri. Oggi, chiedersi cosa può fare una mappa è come chiedersi cosa può fare un satellite o cosa può fare un computer.

Le mappe possono mostrarci il nostro mondo in modi che non abbiamo mai visto prima. Possono mettere a fuoco sia i problemi sia le soluzioni. Le mappe possono mostrarci il futuro che abbiamo davanti, cattivo o buono che sia, e guidarci per evitare i pericoli e creare un futuro migliore.

Il potere delle nuove mappe

Ecco una semplice domanda: dove sono le lacune nella copertura internet a banda larga negli Stati Uniti? Non è una domanda difficile a cui rispondere. Possiamo fare rapidamente una mappa dell’attuale connettività Internet a banda larga – fino al livello di un isolato urbano, di una suddivisione suburbana, di un’autostrada rurale – e vedere dove manca.

Sarebbe sicuramente una mappa utile, ma non risponderebbe alla domanda più importante: Dove sono le lacune della banda larga che hanno un impatto sulle persone? Ovvero, dove sono i luoghi in cui la gente vive ma non ha accesso alla banda larga?

Possiamo prendere la mappa dell’accesso e dei divari nella banda larga e aggiungervi la popolazione, i dati demografici per etnia ed età, il reddito e le dimensioni delle famiglie. Aggiungiamo le scuole e le biblioteche pubbliche, luoghi che hanno bisogno di Internet ad alta velocità e che possono fornirlo ad altri. Potremmo anche aggiungere i dati relativi a chi possiede uno smartphone, perché potrebbe essere più rapido ed economico portare internet ad alta velocità utilizzando reti wireless.

Ora avete una mappa che mostra non solo dove manca l’accesso a Internet ad alta velocità ma anche chi è svantaggiato da questo divario. È una mappa che risponde rapidamente a due domande urgenti: chi non ha la banda larga ma ne ha bisogno, come i quartieri con molti bambini in età scolare, e se si intende spendere 1 o 100 milioni di dollari per colmare le lacune di connettività, dove si può ottenere il massimo impatto per i soldi spesi. Si può anche iniziare a rispondere alla domanda: come la costruiamo la rete?

E questo cambia radicalmente l’idea di cosa sia realmente una mappa. Dieci anni fa non sarebbe stato possibile realizzare una mappa del genere. Anche cinque anni fa, assemblare questi strati di dati avrebbe richiesto giorni o settimane. Ora, grazie alla moderna tecnologia dei GIS, i sistemi informativi geografici, questo tipo di mappe possono essere create in pochi minuti, condivise, aggiornate in tempo reale, con una semplicità narrativa che le rende accessibili e coinvolgenti per chiunque in qualsiasi comunità. Allo stesso tempo, le mappe possono avere i dettagli e la precisione necessari per il personale tecnico di una società di telecomunicazioni.

Infatti, così come ogni tipo di informazione, dati e strumenti sono oggi immediatamente disponibili su Internet, così è anche per le mappe di base, spesso con dettagli fino al livello delle singole strade e degli isolati, tra cui un’enorme serie di mappe pronte per l’uso chiamate Living Atlas of the World.

E se si volesse costruire una rete di stazioni di ricarica per veicoli elettrici? Se si vuole sapere dove si trovano le stazioni esistenti, dove vivono i proprietari di veicoli elettrici, dove lavorano, quali strade percorrono, dove vivono i probabili acquirenti di veicoli elettrici?

Se siete negli Stati Uniti, magari vorrete anche sfruttare il nuovo Inflation Reduction Act del governo federale che offre fondi per la costruzione di reti di ricarica per veicoli elettrici. Dimenticatevi di leggere pagine e pagine di requisiti per ottenere questi sussidi e di cercare di adattarli al vostro mercato. È possibile programmare i requisiti direttamente nella mappa, che mostrerà quali aree geografiche sono idonee. In questo modo potrete vedere immediatamente le sovrapposizioni tra i vostri clienti e le sovvenzioni.

Nel 2015 ci sarebbero voluti mesi di ricerche di marketing e demografiche per cercare di rispondere a queste domande e la mappa PDF che ne sarebbe risultata avrebbe potuto essere obsoleta prima di essere terminata. Oggi, una mappa intelligente colma queste lacune informative. Può essere creata in meno di un’ora, essere continuamente aggiornata con nuovi dati sulle vendite di veicoli elettrici, sui modelli di traffico dei veicoli elettrici, sull’evoluzione delle regole per i sussidi governativi.

Inoltre, è una mappa in grado di dire cosa potrebbe accadere in futuro. Una comunità che desidera un maggior numero di stazioni di ricarica potrebbe utilizzare una mappa come questa per mettere in atto gli incentivi giusti per stimolarne l’installazione. Non solo le mappe sono diventate un quadro di riferimento per assemblare tutti i tipi di dati, le mappe ora sono veloci, possono essere realizzate rapidamente, senza perdere dettagli, affidabilità o autorevolezza.

Ciò significa che anche le decisioni su come affrontare i problemi possono essere prese più rapidamente perché non aspettiamo settimane o mesi solo per capire un problema. È sorprendente vedere uno strumento tanto familiare come una mappa diventare così potente, così ricco di informazioni, così adattabile.

Le mappe sono un linguaggio comune e senza tempo. Possiamo guardare mappe realizzate cento o mille anni fa e capirle. Ci danno un modo per prendersi cura dell’ambiente, gestire l’economia e pianificare il futuro, che si tratti di città, aziende o interi Paesi.

Lo scorso autunno, l’amministrazione Biden ha presentato un esempio di questo tipo di mappa per la risoluzione di problemi, si chiama CMRA, Climate Mapping for Resilience and Adaptation. La CMRA è in grado di mostrare quanto sia vulnerabile qualsiasi località degli Stati Uniti all’impatto dei cambiamenti climatici come siccità, inondazioni, incendi o caldo estremo. Aggiunge dati sulle persone in base all’età, alla etnia e alla densità di popolazione. Si stratifica sulle infrastrutture che potrebbero trovarsi sul percorso dei disastri climatici, fino al livello delle strade. Mostra cosa è successo in passato in ogni luogo degli Stati Uniti.

Il CMRA sta rapidamente diventando un elemento imprescindibile delle infrastrutture degli Stati Uniti, fondamentale per le decisioni in materia di zonizzazione e sviluppo, per pensare a come spendere i fondi per la resilienza o per la collocazione di nuovi ripetitori di telefonia cellulare, per pianificare la risposta alle emergenze, dal tipo di incendi selvaggi, come quelli che hanno devastato Maui, fino alla prossima stagione degli uragani.

Il CMRA è gratuito, accessibile a tutti e costantemente aggiornato. I dati che sono alla base sono a disposizione di funzionari locali, imprenditori, esperti e accademici che vogliano costruire i propri strumenti. La CMRA utilizza la modellazione per mostrare il futuro, indicando a dirigenti, leader cittadini o primi soccorritori cosa potrebbe accadere nel 2025 o nel 2035.

Il CMRA è una mappa comprensibile a chiunque di noi. Ma chiamarla mappa è come definire Internet un insieme di cavi dati collegati. Uno sforzo di mappatura simile, il Global Climate Geodesign Challenge, è in corso per ridurre le emissioni di carbonio generate dall’uomo, proteggendo e migliorando gli ecosistemi critici a livello globale. Questi sono davvero strumenti per mappare il futuro, per creare comunità sostenibili, infrastrutture resistenti, ecosistemi fiorenti e un’economia prospera.

Questo è ciò che John Wesley Powell capì del potere e dell’utilità delle mappe quando presentò per la prima volta una mappa dell’Ovest al Senato nel 1890. Le mappe hanno un duplice scopo, sono eminentemente pratiche e piene di aspirazioni.

Abbiamo bisogno di mappe per capire cosa è questo mondo, ma anche per immaginare ciò che potrebbe essere.

Leggi l’articolo su Forbes

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