mercoledì, Novembre 20, 2024

RADAR (A CURA DI SWG)

RADAR 11 – 17 Novembre 2024

SINDACATI E SCIOPERI: una minoranza concorda con lo sciopero generale; da evitare l’utilizzo di termini potenzialmente pericolosi. Il ruolo che i sindacati hanno svolto negli anni è considerato ancora funzionale nella società attuale. Tuttavia, i sindacati e i loro segretari non sembrano godere della fiducia della maggioranza degli italiani. In questo scenario, negli scorsi giorni, si è assistito ad un acceso dibattito tra i segretari di CGIL e UIL e i rappresentanti del Governo, la Presidente del Consiglio in primis, in merito alla legge di bilancio presentata in Parlamento lo scorso 23 ottobre. I due sindacati hanno indetto uno sciopero in protesta alla manovra, e Landini (CGIL) ha invitato gli italiani alla «rivolta sociale». La chiamata allo sciopero scalda un italiano su tre, ma trova ampio consenso tra gli elettori dei partiti di opposizione. I toni usati da Landini, però, raccolgono soprattutto critiche, anche tra gli elettori del centro sinistra. Nel complesso metà degli italiani pensa che oggi gli scioperi siano comunque l’unico strumento in mano ai lavoratori, anche se è opinione comune che abbiano perso la loro efficacia rispetto al passato e che siano abusati dai sindacati.

LA SOCIETÀ OGGI: voglia di libertà e respiro internazionale, ma con ampie chiusure nei confronti di immigrati e islam. Una forte spinta ad aprirsi al contesto internazionale, integrarsi con nazioni culturalmente vicine e valorizzare i concetti di libertà e democrazia, ma allo stesso tempo una tendenza a chiudersi nei confronti del mondo islamico e degli stranieri provenienti da ambienti culturalmente diversi. È questo in estrema sintesi il quadro fornito dai dati rilevati in questo periodo e dalle serie storiche dell’Osservatorio annuale di SWG. Tra libera circolazione e controllo dei confini, la maggioranza opta per la prima e sono i giovani ad essere maggiormente contrari a limitazioni e controlli. Dovendo scegliere tra libertà e sicurezza prevale la propensione per una società con meno restrizioni, mettendo in conto qualche rischio in più. Su questo aspetto emerge una netta divergenza di vedute tra l’area di centrosinistra e quella di centrodestra. In linea con la crescente consapevolezza che la dimensione sovranazionale sia diventata imprescindibile, si rileva un significativo incremento della quota di italiani che
punta al dialogo e alla collaborazione con altri Stati, mettendo in secondo piano gli interessi strettamente nazionali. Questo cambiamento si è verificato anche nell’ambito del centrodestra, anche se in misura minore. Passando invece al tema dell’immigrazione le aperture risultano più limitate. Dopo il progressivo aumento di un atteggiamento più positivo nei confronti degli stranieri tra il 2017 e il 2022, le posizioni si sono stabilizzate su una spaccatura a metà tra chi si atteggia in maniera più critica e chi più costruttiva. E non a caso riprendono quota i sentimenti ostili nei confronti dell’Islam.

BRAND ACTIVISM: una strategia di marketing, vincente soprattutto tra i giovani. I temi caldi? Ambiente e povertà. In un mondo in cui le persone pongono sempre più al centro delle loro scelte di acquisto i valori in cui credono, le aziende si ritrovano a dover ridefinire il proprio modo di operare e le loro strategie. Da qui nasce il concetto di Brand Activism, in cui le aziende diventano agenti del cambiamento sociale, promuovendo e supportando cause rilevanti per la società, tramite iniziative e campagne di informazione nelle quali l’esposizione diretta del proprio prodotto passa in secondo piano. Ma i consumatori percepiscono questo impegno? Lo ritengono concreto o l’ennesima strategia di marketing? Per gli italiani questa scelta viene vista in primis come un modo per ampliare la propria visibilità mediatica e acquisire nuovi clienti, tuttavia, tra chi ricorda una campagna di questo tipo, 4 su 10 hanno cambiato in meglio l’opinione sull’azienda che l’aveva promossa. Ma quali sono le cause sulle quali schierarsi? Sono diverse le tematiche che
scaldano gli italiani ma al primo posto viene l’ambiente, a seguire il contrasto alla povertà e il consumo sostenibile. I settori dai quali ci si aspetta una presa di posizione forte su temi di rilevanza sociale sono soprattutto aziende alimentari, fornitori di energia e aziende tech.

Radar_11 – 17 novembre 2024.pdf

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