Tra gli elementi decisivi sui quali lavorare verso un ‘progetto di civiltà’, idea dinamicamente sistemica che tutti (ci) chiama a responsabilità, acquista sempre più importanza (in termini di radicalità d’innovazione e d’impatti sulla condizione umana, sui rapporti sociali, sulla sostenibilità del pianeta e sulla natura delle relazioni internazionali) quello tecnologico.
Da sempre l’uomo si aiuta con strumenti tecnologici da egli stesso inventati perché non tutto gli è possibile. Nel nostro tempo, indubbiamente, le tecnologie sono elemento straordinariamente interessante sia in termini di opportunità (sostenibilità intesa in senso complesso e generazione della speranza) che di rischi (esasperazione della competizione, stravolgimento dell’esistente e de-generazione dell’umano rispetto a un tecnologico potenzialmente ‘autonomo’).
Il Manifesto della Società 5.0 di Geoknowledge Foundation fornisce interessanti elementi di riflessione sui quali è bene soffermarsi. Centrale è il punto nel quale si dice: Con la Società 5.0 si amplia la Visione dell’Industria 4.0, passando dall’ottimizzazione dei processi di produzione alla trattazione dei problemi sociali, con l’obiettivo di raggiungere una completa collaborazione tra Tecnologia, Intelligenza Artificiale e Uomo.
Tecnologia, intelligenza artificiale e uomo sono parti indispensabili di una unica alleanza, inseparabili l’uno dall’altro, unicum di senso, significato, azione. Questo, a ben guardare, è un messaggio culturale ma, in quanto profondamente politico e di visione, è un passaggio strategico.
Le crisi settoriali, parte della megacrisi de-generativa che viviamo come umanità, devono essere affrontate nel profondo (della evoluzione/involuzione della società umane e, in esse, della evoluzione/involuzione dello spirito di comunità) attraverso la qualità e la finalizzazione degli strumenti tecnologici. Per questo siamo convinti dell’importanza delle tecnologie ‘geospaziali’.
Continua il Manifesto: Per attuare la Visione della Società 5.0 è necessario un paradigma che parta dalla mappatura dei bisogni e delle soluzioni in ottica C2B (citizen to business), cioè che parta dalle necessità dei cittadini. L’elemento abilitante di questo paradigma è la Science of Where, perché tutto inizia da Dove sono i bisogni dell’uomo.
E’ particolarmente interessante, per chi voglia elaborare visioni innovative, cogliere e approfondire l’elemento del ‘dove’ dei bisogni dell’uomo. Il ‘dove’, l’elemento geografico è fondamentale perché costituisce un ritorno nella realtà, camminando nell’oltre.
Un passaggio tecnico, per concludere questo primo accenno al Manifesto, è utile per saldare ulteriormente rivoluzione tecnologica e condizione umana: Le metodiche e le tecnologie abilitanti la Science of Where derivano dal progresso della Geografia Digitale generato dalle ricerche e sviluppi portati avanti nei laboratori della Esri (Environment Systems Research Institute). Attraverso le tecnologie della piattaforma WebGIS della Esri e l’analisi sistemica dei Big Data, provenienti dall’Internet of Things e dai sensori aerospaziali, la Science of Where sta definendo nuovi modi di progettare e vivere l’ambiente e la città.
La riflessione continua.