Lo studio della Location, è al centro delle analisi di business e del processo decisionale delle aziende da oltre un secolo. Su Forbes, Brian Cross, direttore dei professional services di Esri, racconta perché le aziende non possono prescindere da strategia basata sulla geografia.
Sam Walton, il fondatore della nota catena americana di supermercati americana Walmart, è stato uno dei primi a interessarsi dell’analisi della location: aveva una licenza di pilota e utilizzava i suoi sabato pomeriggio per volare sulle città dove voleva aprire nuovi store, cercando siti adatti, controllando i flussi di traffico e guardando dall’alto le vie dei negozi.
Naturalmente, l’era del digitale ha notevolmente modificato l’approccio allo studio della location. Aziende come Uber, Lyft, DoorDash (compagnia di delivery americana), esistono solo grazie ai location analytics, così come i sistemi di allerta meteo real-time.
Le aziende che adottano un approccio geografico per guidare il processo decisionale, cercano di rispondere alle domande: chi sono i nostri clienti? Come li troviamo? come rispondiamo alle loro richieste? Come possiamo essere più efficienti nell’uso delle risorse energetiche? Come misuriamo i rischi climatici associati alle nostre operazioni? Come riusciamo a tracciare ogni passaggio del ciclo del prodotto per soddisfare gli obiettivi di qualità, trasparenza, sostenibilità e responsabilità sociale, sia per ottimizzare la produzione sia per limitare l’impatto sull’ambiente?
Il salto di qualità che ci serve nelle analisi di location è pensare alla geografia non come a un punto sulla mappa, non come a un singolo attributo, ma come a un quadro concettuale da considerare.
Ovvero, non si tratta semplicemente di mettere punti, asset, centri di distribuzione su una mappa, o cluster di clienti, si tratta di usare la geografia per porsi le giuste domande sul proprio business: vale a dire di usare la geografia proprio per gestire in toto il business.
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(Il testo è di Esri Italia)