Ispirato dall’ultimo “Point Break” di Emilio Misuriello (Sotto il segno dei gemelli), rifletto ponendo al centro il tema dei “gemelli digitali”.
Se è relativamente semplice trasferire in digitale qualcosa come un palazzo (trasferimento lineare), è decisamente più difficile farlo guardando a realtà complesse come il territorio e la città. Perché, è chiaro, le dinamiche aumentano e con essa i dati che occorre considerare – con l’aiuto irrinunciabile della intelligenza artificiale (strumento) – per porre in essere il “modello” digitale.
Per chi, come me, non ha una preparazione tecnica è ancora più affascinante e stimolante affrontare questi temi. È decisamente interessante porsi nella logica dell’uomo che, da uomo, prende in mano la storia e la realtà per cercare di camminarci dentro e di governarla: il tutto attraverso la “Science of Where”, complesso d’innovazione utile a creare consapevolezza nel cammino e possibilità di com-prensione per il governo del circostante/profondo. Ecco che i “gemelli digitali” ci aiutano a guardare dentro la realtà, a renderci soggetti “nella” realtà e non soggetti a essa. Capire il “dove”, il suo perché e il suo come, è fondamentale.
Nel mondo delle meraviglie (tecnologiche) possiamo trovare la cassetta degli attrezzi in grado di aiutarci, noi uomini, a comprendere e a com-prendere la complessità e le complessità di ciò che ci circonda e in cui siamo immersi. Progettare, nel terzo millennio, non può prescindere – dallo spazio fin nel profondo della terra – dalle tecnologie. I “gemelli digitali”, con buona pace degli antagonisti di professione, sono i nostri fratelli; si tratta, affinché non diventino coltelli, di sentirli parte del nostro percorso per vivere meglio.
Progettare, termine adatto non solo agli esperti tecnologici della “riserva protetta”, riguarda la cultura e, soprattutto, la politica e la geopolitica. Occorre fare questo passaggio, aprire la riserva e lasciarla contaminare per farla fecondare. Qui si devono realizzare alcuni passaggi fondamentali:
- nella formazione. Quando un imprenditore di aziende tecnologiche dice di non trovare giovani preparati da inserire in un mercato in crescita (non tutti licenziano in questa fase difficile, anzi) pone un problema alla formazione universitaria che, ne accenno soltanto, ancora è vittima di scelte disciplinari. Le università, sacri palazzi del sapere, non sentono il richiamo della “transdisciplinarità” e, dunque, della realtà. Le università che vincono sono le “pluri-versitas”, luoghi di formazione alla complessità nella/e complessità del “vivente dinamico”;
- nella gestione del potere. Qui bisognerebbe rispondere alla domanda: chi prende le decisioni strategiche ? Questo significa, nel terzo millennio, governare. Laddove, come scrive Misuriello, il potere è ancora scalabile, i rapporti di forza si scatenano. È evidente (almeno a chi scrive) che le classi dirigenti (non solo politiche), per conservare l’effettivo potere di decidere strategicamente, dovranno comprendere – per com-prendere – la transizione digitale, le sue potenzialità e i suoi rischi. Non basta avere molti followers sui social, o parlare di futuro, per essere parte della gigantesca metamorfosi in atto. E, per chi ne è fuori, vale ancora di più la metafora del treno che passa: perché è un treno ad altissima velocità;
- nella cittadinanza. La tecnologia è parte integrante dei nostri percorsi di cittadinanza perché può generare un rinnovato senso della relazione-in-comune tanto quanto può aumentare le disuguaglianze in atto, aumentando un “divide” già presente. Ampliando il tema, cosa significa essere cittadini nell’era digitale ?
Nei gemelli digitali ci sono molti elementi: la creatività dell’uomo; l’infinità dei dati disponibili e le tecnologie per poterli discernere, organizzare e studiare; l’interrelazione di competenze fino a ora slegate e che – necessariamente – devono entrare in dialogo; l’innovativo senso e significato del progettare.
C’è così tanto in questo nostro tempo da rimanerne smarriti. Ben più di altre rivoluzioni che hanno accompagnato la storia dell’umanità, quella tecnologica ha dentro radicalità e velocità. Dobbiamo avere il coraggio di non lasciarci travolgere ma dobbiamo darci gli strumenti per governarla e per progettare nuova realtà: il cammino è lungo ma riguarda solo noi, la nostra responsabilità di esseri umani.