sabato, Novembre 23, 2024

MONDO POST-PANDEMIA, DISUGUAGLIANZE E RESPONSABILITÀ STRATEGICHE

Non è chiaro solo agli occhi di chi non vuole vedere: siamo nel pieno di una grande metamorfosi.

I pilastri del mondo post-pandemia, lo abbiamo ampiamente sottolineato in queste pagine, sono la transizione ecologica e la trasformazione digitale.

Il mondo che si sta formando è (e non “sarà” perché si tratta di un futuro già presente) probabilmente fondato su presupposti radicalmente diversi da quello che ancora conosciamo: a cominciare dalla interrelazione delle crisi e dalla interrelazione delle soluzioni.

Non ci vogliono il G20 e la COP26, o altri summit internazionali, per capire che relazioni internazionali, cambiamenti climatici, rivoluzione digitale e crisi umanitarie sono tra loro interconnessi. Ciò provoca, con tutta evidenza, la necessità di ri-pensare (pensare continuamente) i temi della sicurezza, della difesa, dello sviluppo e, soprattutto, del governo politico delle città e dei territori, a salire fino al pianeta e allo spazio.

E’ venuto il tempo di guardare a una cultura e a una politica della/e metamorfosi in atto: le classi dirigenti, che comprendono e che superano coloro che chiamiamo “politici”, siamo noi. Il messaggio della storia è chiaro: stiamo vivendo uno stravolgimento che va dalle nostre abitudini quotidiane alle grandi scelte strategiche. Nessuno può chiamarsi fuori.

Personalmente penso che non sia risolutivo, oltre che essere dannoso, affrontare la interrelazione delle crisi attraverso il pensiero antagonista. Forse è tipico dei periodi complessi (drammatici da un lato, dalle possibili grandi prospettive dall’altro) come questo: le persone stanno progressivamente perdendo le certezze acquisite e non vedono ancora le “nuove” certezze, faticando ad abituarsi all’incertezza. Eppure questa è la nostra condizione di esseri umani.

Prendere atto che si rafforzano gli esecutivi in questo periodo di emergenza (sanitario, economico, sociale e anche “giuridico”, come qualcuno ha fatto giustamente notare) ci deve portare a investire sulla progettualità. Se non sono chiare le origini della pandemia, sappiamo che quella ha accelerato criticità antiche: non possiamo usare il virus come foglia di fico per nascondere le nostre irresponsabilità (tanto ci pensa il governo …).

L’interrelazione delle crisi, che chiede interrelazione delle soluzioni, è aggravata da un elemento che occorre sempre ricordare e con il quale bisogna fare i conti: la crescita delle disuguaglianze. Possiamo inventare le migliori tecnologie, applicare le misure più avanzate per prevenire e mitigare i cambiamenti climatici, fare missioni mirabolanti nello spazio e così via: se, però, le nostre società continuano a non essere coese bensì disuguali ed “escludenti”, nessuna soluzione potrà mai essere efficace. Tutti dobbiamo preoccuparci del fatto che le disuguaglianze sono un peso non sopportabile per chi oggi vive il pianeta e per chi verrà dopo di noi: questo è il punto dal quale partire e sul quale agire, per una vera sostenibilità.

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