Ci sono parole che hanno un cattivo destino: una di queste è biopolitica. Molto spesso utilizzata in termini negativi, se non tragici, la biopolitica non è altro che la politica che incontra la vita. In quell’incontro può avvenire il controllo, il dominio, lo sfruttamento della vita così come la politica può lavorare, come dovrebbe, a far evolvere la vita secondo giustizia ed equità. In ogni caso, una politica che non incontri la vita non è politica.
Nel terzo millennio che viviamo, il ragionamento sulla biopolitica non può non avere a che fare con quello che chiamo il “paradigma tecnologico”. E’ l’innovazione tecnologica, infatti, che sta trasformando radicalmente e velocemente le nostre vite personali, la convivenza, il progredire dei processi storici, la governance “glocale”.
La tecnologia mai è neutra. Carica di rischi e di opprtunità, essa nasce dalla volontà dell’uomo e, come ha notato Federico Cabitza sulle nostre pagine (Tecnologia e responsabilità: uno snodo decisivo), è un fatto/fattore umano. Dunque, il problema non è la tecnologia in sé ma il suo utilizzo da parte dell’uomo: l’etica della tecnologia passa attraverso la responsabilità di ciascuno di noi.
The Science of Where è un complesso di soluzioni tecnologiche che si “incarnano” profondamente nei “dove” dell’uomo. Non sarà sfuggito al lettore che, nelle righe precedenti, ho scritto di governance “glocale”. Perché, se arriviamo allo spazio, la geolocalizzazione dei dati della nostra mobilità, per contribuire al miglioramento dei servizi pubblici essenziali e per affrontare problematiche non più rinviabili come i cambiamenti climatici (in termini sia preventivi che si risoluzione di problematiche conclamate), passa nei nostri “dove”, nelle città e nei territori che abitiamo quotidianamente.
Fare cultura della tecnologia significa aprire il nostro sguardo al progresso senza dimenticare la centralità della vita e di ogni vita. Per questo, the science of where è una frontiera tutta da conoscere e da percorrere se si vuole ri-conciliare il tema dello sviluppo con l’efficacia/efficienza dei processi e con il futuro già presente di una realtà che abbiamo il compito di vivere con pensiero e azioni adeguati.